da ItaliaOggi
La Fedeli raddoppia i licei brevi
Il decreto alla firma. No del Cspi, il parlamentino della scuola: ampliamento ingiustificato
Da 100 a 192. Il quasi raddoppio degli istituti superiori che potranno portare i ragazzi al diploma in quattro anni e non più in cinque è alla firma della ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli. L’integrazione avverrà ad iscrizioni già aperte (si chiudono il prossimo 6 febbraio), e dunque gli istituti interessati dovranno integrare la loro offerta in corsa per consentire alle famiglie una scelta oculata. L’ampliamento della sperimentazione sarà autorizzato dalla Fedeli anche se è stato bocciato dal Cspi, il parlamentino della scuola, che ha ritenuto nel complesso ingiustificata la richiesta. Del resto il parere del Cspi è obbligatorio ma non vincolate. Si tratta della sperimentazione più ampia mai avviata, ad oggi erano 12 gli istituti che consentivano di arrivare alla maturità in 4 anni.
L’estensione del progetto ad altri 92 istituti, a questo punto solo 5 dei richiedenti resterebbero fuori, è stata motivata da viale Trastevere con la necessità di creare un campione rappresentativo dei contesti sociali, economici e culturali riscontrabili nel paese per arrivare a risultati articolati da sottoporre a verifica. Che sia propedeutico a una riduzione generalizzata della durata delle superiori è il timore delle sigle sindacali. La revisione della durata dei cicli risale come discussione ai tempi dell’allora ministro Luigi Berlinguer e aver costituito un campione così ampio sarà, tra quattro anni, una molla per riproporre il tema.
Intanto, la sperimentazione si allarga, fino a comprendere quasi tutti i richiedenti. A giudizio della commissione esaminatrice dei progetti presentate dalle scuole, infatti anche gli altri 92, licei ma anche tecnici e professionali, rispondevano ai requisiti del bando del 18 ottobre scorso. Un ragionamento che non ha convinto il Cspi: non è nota la distribuzione geografica della nuova offerta e perché questa consentirebbe di avere una rappresentanza più omogenea di quella garantita dai 100 istituti di prima aggiudicazione. Di fondo, trapela tra i componenti del Cspi anche la critica verso lo snaturamento della selezione: se il bando parlava solo di 100 scuole, e già erano il doppio rispetto alle 50 ipotizzati dall’ex ministra Stefania Giannini, non si capisce perché comprendere le altre richiedenti eliminando di atto il fattore competitivo e selettivo.
Ogni istituto ha potuto proporre il progetto per una sola prima classe. L’organizzazione della didattica deve essere tale da consentire di raggiungere gli stessi obiettivi di apprendimento e di competenze del percorso ordinario seppure con un anno in meno. E deve dunque caratterizzarsi, si legge nell’articolato, «per un elevato livello di innovazione in ordine all’articolazione dei piani di studio, all’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali, all’insegnamento con metodologia Clil (e dunque una materia interamente in lingua inglese)», per processi di orientamento, il mondo del lavoro, le università.
Il calendario scolastico e l’orario settimanale delle lezioni sarà conseguentemente incrementato. Le scuole dovranno attivare insegnamenti opzionali, utilizzando gli spazi di flessibilità oraria consentiti. Alla classe prima candidata non potranno essere accolte iscrizioni di studenti che hanno già fruito di abbreviazioni di percorsi scolastici e non possono esserne accolti di nuovi durante i quattro anni, né tantomeno agli esami finali di maturità. Il progetto dovrà anche indicare con quali criteri, in caso di eccedenze di iscrizione rispetto alla quota media di alunni per classe, saranno selezionati gli studenti. Le famiglie dovranno infatti fare domanda ad hoc per la classe sperimentale.
Nel corso del quadriennio, un Comitato scientifico nazionale valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio superiore della pubblica istruzione. A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale. La valutazione finale della scuola, se positiva, potrà essere prorogata per un altro quadriennio.